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Oink: fatti, falsità, aggiornamenti


Non stupisce che il caso che sta tenendo banco nell'interweb, in Italia sia praticamente ancora ignorato. Di sicuro vedremo nei prossimi giorni qualche servizio scandalistico di quelli che Rai2 sa fare benissimo e la maggior parte degli spettatori rimarrà disinformata, come al solito.
Stiamo parlando dell'improvvisa chiusura/sequestro del sito di torrent, Oink, per via di un'operazione congiunta della polizia inglese e olandese. L'intervento è stato "suggerito" dalle associazioni discografiche dei due paesi, IFPI e BPI.
L'operazione, chiamata 'Operation Ark Royal', ha portato anche all'arresto del titolare del sito.



Oink? Si tratta(va) di uno dei più celebri, rispettati e desiderati siti/community privati di carattere (prevalentemente) musicale.
Il sito esisteva da alcuni anni, e doveva la sua fama essenzialmente a questi fattori:

- l'ampiezza, la qualità (sia da un punto di vista artistico che da quello strettamente tecnico, vedi formati lossless e bitrate) del materiale condiviso dai membri: insomma non era proprio il posto per trovare Britney Spears quanto piuttosto quell'introvabile disco di krautrock che non avevate mai beccato in un negozio...

- la rigorosità nelle conduzione: Oink era amato e odiato allo stesso tempo, per via delle regole stringenti. Nessun upload sotto i 192 kbps, nessun bootleg, nessun upload di qualità e provenienza dubbia, ratio (il rapporto fra il materiale condiviso e scaricato), etc. Insomma roba da audiofili e veri appassionati, più che da "scaricatori di porto"...

- difficile accesso, solo ad inviti

Questi punti sono importanti in quanto, leggendo il report fatto dai media tradizionali (in primis quello su BBC), ci rendiamo conto di essere di fronte ad una distorsione pesantissima dei fatti e di una pericolosa ed inutile spettacolarizzazione.
Innanzitutto è da notare come si sia trattata di un'operazione di puro "terrore giornalistico": sono state mandate le telecamere a riprendere l'ingresso in casa del proprietario del sito (un 24enne di Middlesbrough, Inghilterra) da parte della polizia, ed il conseguente arresto. Tutto programmato come in una perfetta reality fiction...

Ecco poi le distorsioni/falsità contenute nell'articolo:

- ingresso a pagamento: falso, anzi la prima cosa che era scritta all'ingresso del sito era proprio un invito ai membri a non vendere i propri eventuali inviti, pena dismissione dell'account. In genere gli inviti venivano ceduti gratuitamente ad amici o persone conosciute tramite web.

- arricchimento personale del gestore: sul sito, come in mille altri era solo presente un bottono per eventuali donazioni volontarie. Chi conosce come funzionano queste cose sa che i costi del mantenimento dei server e della banda sono alti, e al massimo si riesce a farvi fronte a fatica, non certo a guadagnarci

- la presenza di pre-release sul sito: innanzitutto queste fughe di dischi sono evidentemente opera delle stesse case discografiche (volontariamente, per pubblicità gratuita e viral marketing, o involontariamente causa dipendenti disonesti), e poi su Oink si faceva molta attenzione sulla cosa, vedi quanto detto sopra. Certo, qualcosa capitava ma niente di cosi' quantitativamente significativo o caratterizzante come suggerisce la press release ufficiale e gli articoli di BBC.

Altro punto di dubbia legalità: l'home page del sito Oink e' stata alterata per mostrare un messaggio sempre a carattere "terrostico", ad opera delle due associazioni discografiche. Il messaggio recitava, in sostanza, il sito e' stato chiuso e ora stiamo per venire a prendere voi membri. Il fatto che, non la polizia, ma le due associazioni discografiche abbiano potuto appropriarsi di uno spazio di proprietà altrui è quantomeno discutibile.

Insomma, se avete visto "V for Vendetta" potete farvi un'idea dell'approccio dei media ufficiali in questo caso...

Torniamo ai fatti, ed agli aggiornamenti: ieri il ragazzo è stato rilasciato, senza cauzione, in attesa dunque di giudizio. Il processo dovrebbe partire dal 26 dicembre, ma probabilmente sarà spostato più avanti. Le accuse ufficiali riguardano, dalle testuali parole del ragazzo: "conspiracy to defraud and copyright infringements". Nella sua casa sono stati prelevati diversi oggetti e materiale tecnologico, fra cui una console Xbox (???). Pare gli sia stata lasciata però la Nintendo Wii (?!?!?!?).
Fra l'altro oltre al ragazzo, nel giorno del raid era stato anche prelevato dal lavoro il padre. Non risulta però che egli sia stato arrestato.

Nel frattempo, a partire dalle tarde ore del 23 ottobre, si è iniziata ad attivare la risposta del mondo della rete. La diffusione della notizia e dei relativi commenti è stata vertiginosa e rapidissima, a confermare se mai ce ne fosse bisogno, la forza degli strumenti del web 2.0 rispetto alla comunicazione tradizionale.
Come c'era da attendersi, le prime reazioni sono state da una parte di terrore e dall'altra di fortissima critica nei confronti della metodologia adottata e del racconto dei media ufficiali.
Nel giro di poche ore sono nati dei siti "memorial", le chat si sono popolate ed in generale tutto lascia presagire che questo potrà essere un caso fra i più importanti nella dibattutissima questione "media digitali, diritti e mercato".

Nota: l'articolo è stato reso possibile dal contributo di un informatore verificato, che preferisce rimanere anonimo.

 

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