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Off-the-record: ProAudioVault

ProAudioVault è un nuovo marchio con il quale si presentano per la prima volta insieme Ernest Cholakis e Dan Dean, due "vecchie" conoscenze nel giro delle librerie di samples. Abbiamo molto apprezzato la loro prima uscita, un grand piano virtuale chiamato Bluthner Digital Model One (o BDMO, per gli amici), e abbiamo deciso di far loro alcune domande appunto su BDMO, e altri argomenti più o meno correlati. Ci ha risposto Ernest Cholakis, dopo un "inseguimento" durato qualche mese. Ma si sa, gli sviluppatori sono sempre al lavoro su qualcosa di nuovo, no? ;-)

So che tu e Dan venite da background un pò diversi, come è nata l'idea di collaborare?

Negli anni io e Dan siamo diventati amici. Abbiamo in comune il mondo del sampling e delle tecnologie di registrazione, mentre produciamo contenuti diversi: Dan si è occupato di librerie orchestrali e di basso, mentre io prevalentemente di drone, drum loops, impulsi per la riverberazione.
Abbiamo spesso discusso di questioni riguardanti il campionamento, sia dal punto di vista tecnico che di marketing, cosi' come della questione della pirateria.
Quando abbiamo iniziato a prendere in considerazione il progetto BDMO abbiamo deciso di unire le nostre conoscenze, vista la grossa sfida che ci aspettava (riduzione del rumore, registrare senza riprendere l'ambiente, etc.). Visto che il pianoforte è uno dei più difficili strumenti da registrare, abbiamo deciso che l'unione delle nostre conoscenze avrebbe potuto produrre un prodotto finale migliore di quanto avremmo potuto fare io o lui da soli.

Prima di iniziare a lavorare su BDMO cosa pensavi degli altri prodotti sul mercato?

Pensavamo che ci fossero spazi per un miglioramento, per esempio la maggior parte delle librerie aveva troppo ambiente e le dinamiche dello strumento non erano correttamente catturate. Nel 2005 ho scritto un articolo su Sound on Sound su questo argomento (nov. 2005), proprio sul fatto che i principali sampler non erano in grado di riprodurre correttamente la dinamica del pianoforte, a causa di limiti presenti nel "motore" del campionatore.

BDMO pare essere veramente frutto di un lavoro amorevole (basta dare un'occhiata al manuale per capirlo). Quanto tempo ci è voluto?

La pianificazione è partita mesi prima rispetto al reale inizio delle sessioni di registrazione, che hanno avuto luogo a fine ottobre 2004. Il software è poi uscito nell'aprile 2007, dunque ci sono voluti due anni e mezzo!

Come mai avete scelto un Bluthner? E che tipo di collaborazione avete avuto con la casa madre durante la produzione?

Dopo aver suonato il Bluthner per 5 minuti al Namm 2004, sapevamo che il Bluthner Model One era il piano da campionare, aveva un suono caldo e mai aspro, anche nelle dinamiche fff. Inoltre il suono è omogeneo nelle sue qualità lungo tutta la tastiera, e si distingue da quello Steinway o Bosendorfer, già campionati in passato da altri.
Abbiamo poi incontrato Dr. Christian Blüthner al MusikMesse a Francoforte in aprile. E il nostro è il primo piano virtuale ad essere ufficialmente sponsorizzato dal marchio originale.
Per loro come per noi, il criterio più importante era la qualità. E dunque abbiamo tutti convenuto che registrare agli Skywalker Studios era la prima cosa da fare, visto che è uno dei posti al mondo con il miglior soundstage.

BDMO, oltre ad essere un'ottima libreria, ha alcune caratteristiche aggiuntive molto interessanti: la più importante è quella che riguarda il tuo apporto, la possibilità di gestire diversi IR che permettono di cambiare in maniera sostanziale il suono finale. Non pensi però che questa funzionalità avrebbe potuto essere meglio implementata nell'interfaccia visiva? I nomi dei preset, fra l'altro, confondono le idee e non aiutano affatto...

Beh, ci sono due ragioni: l'utente dovrebbe ascoltare ogni impulso timbrico per poi decidere quale utilizzare. Chiaramente gli utenti trovano che sia attraente avere l'impulso di un luogo molto celebre, e magari vederne anche una foto. E' un problema che ho già avuto in passato con altri miei prodotti, le persone preferiscono ascoltare con gli occhi piuttosto che con le orecchie. Ecco perche' ho deciso di adottare solo dei numeri e una caratteristica generica per descrivere il carattere di uno spazio. Alla fine qualcuno non penserà mica che se usa un impulso della sala di Abbey Road venderà più dischi?
Un'altra ragione del non indicare dettagli sulle fonti delle registrazioni è invece squisitamente legale.

BDMO ha avuto in questi ultimi mesi un importante update/bugfix. Ci vuoi dire qualcosa in più?

Abbiamo modificato circa 800 note, in modo molto sottile, ma con un risultato finale notevolmente migliore. Abbiamo inoltre aggiunto uno script che permette all'utente di regolare la sensibilità della propria tastiera.

Ernest, a giudicare dai tuoi prodotti, devi avere una collezione di registrazioni incredibili, probabilmente fatte in ogni angolo del pianeta. Sono sicuro che hai qualche aneddoto interessante e divertente da raccontare ai nostri lettori...

Beh, non proprio situazioni divertenti ma di sicuro un pò di fatti sorprendenti. Trovo per esempio interessante quando ci si trova in spazi che hanno un significato storico. Negli anni ho registrato in molti templi, tombe, chiese, grotte, antiche chiese cristiane. Ricordo quando ho visto Pink Floyd Live at Pompei, la giustapposizione della band in un luogo storico, l'anfiteatro, senza audience, era poetico. Cosi, quando sono venuto in Italia sono andato a Pompei, e ho registrato l'ambiente dell'anfiteatro e di altri luoghi. Trovo affascinante che il suono di uno spazio non sia sempre quello che uno si aspetti. Per esempio, al Pantheon ti aspetteresti un suono lungo e denso, ed invece esso è sorprendentemento corto. Un altro spazio interessante è la Cappella dei Pazzi di Brunelleschi a Firenze. Non è uno spazio ampio, ma il riverbero qui è più lungo di quanto ti aspetteresti (forse dovuto alla simmetria dell'architettura), ed inoltre è uno dei miei luoghi preferiti di Firenze!

Forse il cambiamento maggiore che abbiamo visto in questi anni nel settore delle librerie di samples è stata la loro crescita esponenziale in termini di GB. Questo però non sempre si traduce automaticamente in una migliore suonabilità. Come vedi oggi e nel prossimo futuro questa tecnologia?

Sono d'accordo sul fatto che più grande non sia necessariamente meglio. Penso che questo trend sia dovuto ad un certo numero di fattori, essenzialmente di marketing, pirateria e qualitativi. Gli sviluppatori sono costretti a confrontarsi con la pirateria e una forma molto semplice di "protezione" è proprio la grande dimensione delle librerie. Il problema con questo approccio è che, data la polifonia necessaria per esempio a rendere un ensemble orchestrale, il motore che gestice lo streaming del campionatore è messo sotto sforzo.
Per quanto riguarda il futuro: all'inizio di quest'anno ho preso un IR di un violino Andrea Amati e l'ho usata su un suono di synth costituito da un'onda a dente di sega. Il vibrato realistico e il carattere del suono finale erano a mio giudizio assolutamente efficaci. Non posso fare a meno di pensare che la sintesi sonora proseguirà su questo cammino e la convoluzione verrà probabilmente integrata in sempre più numerose librerie e soft synth.

So che non è proprio il tuo campo preferito, ma pensi che le tecnologie di modellazione sonora (modelli fisici, ndr) che abbiamo visto crescere in questi ultimi anni abbiano un futuro roseo, per esempio per strumenti complessi come il pianoforte?

Ovviamente la modellazione sonora, col progredire della velocità dei processori, sarà in grado di gestire sempre più fattori e sfumature del suono del pianoforte. Un suono di piano può essere modellato ma modellare diversi strumenti di case diverse rappresenta una sfida, in quanto ogni produttore e anche ogni singolo piano dello stesso modello hanno differenti variabili (accordatura, ampiezza) e rispondono in maniera differente via via che il suono passa dal ppp al fff.
La quantità di dati richiesti per un suono realistico è incredibile, se l'utente vuole qualcosa di più di un generico suono di piano. Ci potrebbe volere un pò dunqe, e vedremo se il mercato mostrerà interesse sufficiente a supportare questo tipo di sviluppo.

Vedremo altri prodotti sotto il marchio ProAudioVault in futuro? Giuro di non dirlo a nessuno...

Chissà, forse... (sorride, ndr)

Grazie Ernest!

Fra l'altro, dopo l'intervista, Ernest ci ha ricontattati per alcune news interessanti. Per la sua software house, Numerical Sound, ha infatti prodotto un nuovo cd di IR, chiamato "Hollywood Impulse Responses". Si tratta di impulsi molto particolari che sono in grado di modificare il suono in maniera unica. Si possono ascoltare dei demo nel sito di Numerical Sound. Speriamo di poterne parlare più approfonditamente presto...
 

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